RUI ALVEZ
“A Casa”, n° 53, 2013
Interview with the Portuguese designer Rui Alvez
Autore: Roberto Rota

LE AFFINITA’ UMANE
intervista a Rui Alvez
Rui non sembra un portoghese. Modi tranquilli, capelli e barba rossi. Potresti benissimo scambiarlo per un finlandese. E quando dice che Alvar Aalto e gli scandinavi sono i suoi maestri, viene da pensare che le affinità elettive seguano dei percorsi guidati anche da richiami fisiognomici…
Proviene da una famiglia di lavoratori del legno. Mi racconta del valore di trasformare questo materiale, di rispettarne e assecondarne la presenza…Come da tradizione familiare realizza da solo i suoi prototipi, come i giocattoli che si faceva da sé da bambino, sul quel crinale tra ingenuità e saggezza in cui la manipolazione della materia diventa rapporto esistenziale col mondo. L’approccio, l’abbrivio, dicevamo poco sopra, è scandinavo, per una certa propensione a pensare oggetti che prescindono dagli spazi, fatti per ricreare angoli e attimi di intimismo; per un certo rispetto dei materiali, come nell’Aalto di Villa Mairea a Noormarkku…Però…Però c’è qualcos’altro. A guardar bene, negli oggetti di Rui non si scorge solo il nord….
C’è gioia, c’è luce…Eccola, la luce del Portogallo, quella di un attimo prima che finisca, sulle spiagge di Lagos, il mondo…Non è dunque l’angolo di intimità illuminato da una lampada artificiale quello in cui prendono posto gli oggetti di Rui, ma l’angolo di una stanza rischiarata dalla luce forte del sole, che viene da fuori, che porta gli odori degli arbusti, del legno nodoso dei pini. Sotto questa luce si risolve serenamente il conflitto tra l’ingenuità delle forme archetipiche dei giocattoli e la maturità delle linee che si incrociano in maniera ingegnosa, nei dettagli delle gambe dei tavoli e delle sue sedie. C’è un’umanità serena, gioiosa, senza chiasso, ad abitare idealmente questi oggetti. Non a caso Rui interpreta il futuro come un progressivo ritorno, per necessità, alla tradizione, alla semplicità. Nei suoi progetti si mette in scena una tendenza oggettivamente presente nel panorama del Design attuale: quella dell’umanizzazione; tendenza che, in forme diverse, si è già presentata altre volte nella storia del design, in particolare durante i momenti di crisi generale. E’ un anelito umano che accompagna la percezione di una difficoltà collettiva. Il Design diventa così un’operazione di tranquillizzazione, una parola che sdrammatizza le angosce, che cerca di proporre la cura nel ricondurre alla bellezza di una profonda umanità e di una certa quotidianità fatta di atti simbolici…Un caffé bevuto la mattina, guardando il cielo limpido fuori dalla finestra…Una pacca sulla spalla del tuo amico di infanzia…