CRITICAL TEXT

BRIKOLOR

A Casa, n° 36, 2012

Interview with the swedish design office “Brikolor”

Autore: Roberto Rota

BRIKOLOR

Brikolor è una vera e propria impresa composta da quattro giovani di età compresa tra i trenta e i trentacinque anni che progettano, producono e vendono i propri oggetti d’arredo. Non solo progettazione dunque, bensì anche tanta manualità e abilità tecnica. Due designers, un architetto e un giornalista, ognuno dei quali ha tuttavia alle spalle un curriculum e un’esperienza nell’ambito della carpenteria del legno e della falegnameria, cosa che li rende pienamente coscienti dello stretto rapporto fra progetto e oggetto, nonché della qualità del prodotto che da essa scaturisce.  Non a caso i loro prodotti vengono forniti con l’incredibile garanzia di 300 anni. Ciò viene reso possibile dal diretto coinvolgimento dei designers in tutte le fasi realizzative dell’opera. Alla fase di laboratorio viene dedicata la massima cura nonché la parte preponderante del tempo; tante soluzioni vengono affrontate  e definite in quello che sembra essere a metà tra un processo di prototipizazione e una ricerca euristica di dettagli. Partendo infatti – ci dicono- dall’idea di “come realizzare al meglio” e di “come modificare aspetti tecnici non pienamente risolti di mobili esistenti”, danno poi avvio ad una fase di costruzione materiale del dettaglio da cui scaturisce l’oggetto nel suo complesso. Oggetti e prodotti indistruttibili, pronti ad essere immessi nel mercato.

Quest’anno, alla terza partecipazione al Salone Satellite, si sono presentati con il progetto “bagar av glas”, che ha ottenuto una menzione speciale. Si tratta di una libreria modulare e componibile in vetro, in cui la sovrapposizione di moduli a tonalità cromatica lievemente differente ricostruisce un ipotetico palazzo a volte, che a un italiano può suggerire reminescenze dell’architettura di Piacentini.

Si può dire che anche nel caso di Brikolor ci sia una sorta di tensione etica che animi i loro progetti. Il loro personale coinvolgimento fisico e manuale nella realizzazione degli oggetti e la garanzia con la quale li commercializzano sta ad indicare esattamente l’intenzione di trarsi al di fuori della logica di consumo del prodotto che tanto caratterizza l’oggi, in cui il processo produttivo standardizzato e la vita breve dell’oggetto sono garanzia della sua rapida sostituibilità con qualcos’altro che lo rimpiazzi e dunque, in ultima istanza, della catena di vendite e acquisti. Questi quattro ragazzi svedesi e l’impresa da essi fondata non intendono sottrarsi al mercato –producono infatti oggetti pronti per essere venduti in negozi – ma cercano comunque di definire una sfera di valori entro cui l’oggetto non sia unicamente un prodotto di consumo. E ci tengono a rivolgere all’acquirente l’invito a fermarsi a riflettere prima di comprare, valutando che cosa egli realmente voglia da ciò che stanno per acquistare.